
Nel corso dei secoli, fino alla caduta della Repubblica, la vita veneziana appare scandita da una grande varietà di pubbliche cerimonie. La maggior parte di queste, se non tutte, presentano due peculiarità. La prima risalta con la massima evidenza nel primo rituale di cui ci occuperemo in questa breve rassegna, quello di intronizzazione del doge, ed è l'intima fusione dell'elemento politico o civico con quello religioso. La seconda peculiarità è il carattere processionale, presente, nei rituali della liturgia statale come in cerimonie di altro genere, secondo forme che variavano dalla solenne processione dogale all'allegro e più o meno informale corteo ritmato da trombe e pifferi. Queste sfilate si snodavano, per via di terra o d'acqua, attraverso la Piazza o altri luoghi deputati della scena urbana quasi a voler coinvolgere la cittadinanza tutta e a simboleggiare, insieme, l'ordinato assetto dello stato veneto, alla cui armonia ciascun settore della popolazione, nei suoi singoli membri, era chiamato a contribuire per la sua parte. In epoca rinascimentale, il cerimoniale di insediamento del nuovo doge - codificato, nelle sue linee essenziali, in un decreto del maggior consiglio del - prevedeva che l'eletto, dopo aver assistito alla messa nella cappella ducale di Palazzo, entrasse in Basilica e salisse sul pulpito di porfido situato a destra dell'altar maggiore, dove veniva presentato al popolo dal più anziano dei suoi elettori e pronunciava un discorso; dinanzi all'altar maggiore giurava poi sui Vangeli di rispettare e tutelare le tradizionali libertà della chiesa di San Marco statum et honorem Ecclesiae Sancti Marci bona fide, et sine fraude conservare. Il primicerio, capo del clero della Basilica, o il suo vicario, gli consegnava quindi lo stendardo rosso del patrono di Venezia, che il doge passava all'ammiraglio dell'Arsenale. Salito in una specie di portantina, chiamata pozzetto rituale subentrato a quello più antico, di origine bizantina, del trasporto a bracciail neoeletto veniva condotto dagli arsenalotti intorno alla Piazza gettando alla folla, nel corso del tragitto, monete coniate per l'occasione: una tradizione, questa, risalente all'epoca romana sparsio e presente nei rituali di incoronazione bizantino e pontificio.
Abbozzo di un venditore di donne di Giorgio Faletti è un libro ben scritto e avvincente. La storia è ambientata nel a Milano e vede protagonista Francesco Marcona , conosciuto da tutti come Bravo, un uomo affinché vive vendendo donne a uomini benestanti, imprenditori, avvocati, politici…. Bravo è un animale notturno perché frequenta locali in, cabaret molto in voga all'epoca e ben conosciuti dall'autore, e bische clandestine nelle quali molti sperperano il esse patrimonio. Tra i suoi amici ci sono Daytona , ormai caduto escludendo speranze nel tunnel del gioco, e il vicino di casa non vedente Lucio che suona nei cabaret. Per caso arriva nella vita di Abile la bella Carla , una femmina delle pulizie che si ritrova a essere una delle ragazze invitate da un politico molto importante a una festa privata. La serata avrà dei risvolti drammatici e Bravo finirà per essere braccato dalla polizia ma le cose non sono come sembrano.
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